Mentre le vacanze si avvicinano: dov’è il segreto del focolare domestico?

Per me, come per molti, il ​​rito delle decorazioni natalizie è rimasto molto importante, fin dall’infanzia. Forse a causa del fatto che in esso partecipava in un modo o nell’altro l’intera famiglia – papà portava l’albero di Natale dal bosco o tirava fuori quello artificiale dall’armadio, mamma trovava le lampadine e i giocattoli, poi noi tutti insieme decoravamo l’albero.

Ricordo le lampadine colorate: mi piacevano davvero ed erano un accento molto importante per la decorazione. Se almeno una lampadina era rotta tutte le altre luci non si accendevano, quindi si doveva cercare quella difettosa e sostituirla in modo che potessimo ancora una volta godere delle luci colorate.

Sembra che ogni anno che si prendesse fuori dall’armadio la ghirlanda luminosa, questa aveva una lampadina che non funzionava. E papà in sequenza doveva controllarle tutte, finché non trovava quella sfortunata, e così finalmente le lampadine si accendevano. Sebbene a volte ci voleva molto tempo per trovarle e accenderle, ma probabilmente l’essenza stessa del rito era proprio questa! Ora sono i nostri bambini a decorare l’albero di Natale, e sento che è molto importante che tutti i membri della famiglia partecipino in un modo o nell’altro a questo rituale.

Nella decorazione dell’albero di Natale e nelle sue luci, scopro i collegamenti con il significato del focolare della casa. Il camino è stato per secoli il simbolo della casa stessa. Il  fuoco simboleggia il centro della vita attorno al quale si raccoglie tutta la famiglia, la comunità. Questo significato è sopravvissuto fino ad oggi, anche se non dipendiamo più dal calore, dalla luce, dalla protezione che fornisce e dalla sua capacità di produrre cibo. E anche se il focolare domestico cambia aspetto fisico, il suo spirito si fa sentire anche adesso – la famiglia, gli amici, gli incontri di comunità – sia intorno al tavolo festivo che ai giochi da tavola. È anche importante che ci sia sempre qualcuno che curi il ‘focolare’ della casa (The Book of Symbols: Reflections on Archetypal Images).

Carl Jung aveva scritto all’inizio della costruzione della sua fortezza a Bolingene, in Svizzera, la sua prima parte: “All’inizio non aveva intenzione di costruire una vera e propria casa, ma (…) qualcosa come un habitat umano primordiale. Nell’immaginazione vedevo la baracca africana, dove il fuoco brucia in mezzo, circondato da alcune pietre, e tutta la vita familiare ruota intorno a questo centro. (…) la capanna primitiva incarna l’idea del tutto – l’idea di un’intera famiglia, alla quale appartengono anche i piccoli animali. (…) Volevo costruire un (…) habitat che incontra i sentimenti di un essere umano primordiale. Trasmettere il senso della sicurezza non solo fisica, ma anche mentale “ (C. G. Jung, Ricordi, visione, riflessioni, 2010)

Ora è una rarità avere in casa un vero e proprio camino con il suo fuoco che cova, ma possiamo nella casa creare un luogo ‘simbolico’ per riunire tutti – un tavolo piccolo o grande intorno al quale ci si può comodamente sedere, il divano dove possono sedersi tutti i membri della famiglia e gli ospiti, oppure i cuscini sul tappeto dove ci potrebbe stare un gruppo più grande di amici. Quando c’è un posto in casa dove i membri di una famiglia o un gruppo più ampio di persone possono riunirsi, tali incontri possono diventare più frequenti ed essere occasioni per stringere rapporti sociali e affettivi.

Per le vacanze che si avvicinano abbiamo buone occasione per rafforzare ulteriormente e dare maggior senso allo spirito del focolare. La famiglia, gli amici, i colleghi che la pensano come noi, o gli abitanti di una comunità urbana che hanno il piacere di stare insieme. Voglia di augurarsi reciprocamente serenità e di non perdersi nel trambusto festivo. E riscaldarsi al ‘focolare’ della casa, ovunque esso si trovi.

Psicologa Irma Skruibienė

www.namuterapija.lt

 

Etiopia: Tribù della valle dell’Omo, Foto: Mitchell Kanashkevich

Set Natalizio, Pinterest

Comment

There is no comment on this post. Be the first one.

Leave a comment